Pubblicato in: Leonardo, anno I, fasc. 6, pp. 1-3
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Data: 8 marzo 1903
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«De nouveaux saints, de nouveaux dieux,
sont sortis de l'ombre sans qu'y aient pris-
garde ceux qui dissertent de l'origine des di-
vinités»
Remy de Gourmont, La Culture des Idées.
Io sono, a quanto sembra, un filosofo crudele. Non penso che ciò debba dispiacere in un tempo in cui il latte della pietà e il miele dell'amore scorrono con stucchevole abbondanza tra le pagine dei microgeronti poeteggianti e teoreggianti. Perciò io sarò, senza rimorsi, spietato fino all'ultimo e dopo avere appaiati i socialisti ai loro primi fratelli, i borghesi, mi offrirò oggi il piacere di accoppiarli ai loro secondi compagni, i preti.
Il mio bizzarro proposito non mancherà certo di meravigliarli un poco. Ci sarà anzi chi ne riderà come di paradosso disperato e riarderà nella sua mente le ribattute proclamazioni di libertà di pensiero e le satire salaci contro i discepoli di S. Alfonso. E la loro meraviglia e il loro riso saranno sinceri: son così poco abituati all'analisi che son persuasi che basta combattere certe forme religiose per sfuggire alla religione, e abbandonare un certo culto per non esser dei sacerdoti. Credono ancora che il disertare una chiesa significhi non averne un'altra e che non seguire le superstizioni comuni voglia dire non averne alcuna.
Per chi è così scaltra volpe da salvarsi dalle insidie delle parole, le cose procedono un po' diversamente. Come l'antimetafisica del Conte non è che una nuova forma della metafisica, più ingenua e grossolana della vecchia, come l'immoralismo del Nietzsche non è se non il tentativo di una nuova morale, che ha, come antica, il suo imperativo e la sua legge, così per costoro l'irreligiosità comune non è che una forma di religione, e l'anticlericalismo un diverso clericalismo. E vi sono molti grandi irreligiosi che si meraviglierebbero quando sapessero di esser dei preti, come vivono degli atei che non s'avvedon d'esser bigotti.
Il bisogno religioso, con tutte le conseguenze che adduce dietro sè, è troppo connaturato agli uomini perchè possa sparire con quattro formule e quattro caricature. La credenza a qualcosa di superiore all'individuo, il contratto con questa potenza superiore, il culto, con la sua necessaria casta sacerdotale, tutti questi elementi che sono la trama delle religioni di tutti i tempi si ritrovano nel movimento socialista contemporaneo, come in altri moti che ne sembrano ancor più lontani, quale, ad esempio, quello scientifico. (1)
Tutte le ultime insurrezioni contro Dio, ha scritto Max Stirner, sono state delle insurrezioni teologiche. Si potrebbe affermare egualmente che tutte le rivolte contro il clero sono state delle rivolte ecclesiastiche. L'odio contro le sette contrarie non è forse de' più chiari segni dello spirito sacerdotale? E l'anticattolicismo de' socialisti richiama in singolar modo quello de' primi riformati. Qualcosa dell'anima rozza e angusta di Martino Lutero è passato in quella de' moderni riformatori. Ma i primi almeno appiccarono il fuoco a bolle di pontefici e a città di papisti e le belle fiamme cercarono avide il cielo: i nostri protestanti plebei non sanno o non possono altro che trascinar cadaveri alla berlina.
Quell'ultima degenerazione della democrazia borghese che va sotto il nome di socialismo, è sorta nel mondo occidentale e s'è perciò trovata a contatto colla forma cronica e benigna che ha assunto da molti secoli l'epidemia cristiana. Amici e avversari l'hanno perciò confrontata più volte col cristianesimo e, mentre i primi hanno ammesso nel loro martirologio Cristo Nazzareno come il primo dei predicatori socialisti, come annunziatore e preparatore del regno degli umili, gli altri hanno riscontrato nel movimento proletario, che tende al regno della terra, la negazione del regno
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dei cieli e della felicità oltreterrestre promessa dal profeta giudeo. Il clima spirituale europeo è troppo impregnato di cristianesimo perchè le relazioni non esistano. Ma non è di queste ch'io voglio più specialmente occuparmi. Io posso tutt'al più richiamare come il fondo di altruismo, di eguaglianza ché trionfa nei Vangeli, sia il sostrato, tacito o aperto, di tutto il socialismo — come la democrazia della chiesa primitiva, e in parte dell'attuale, per cui ognuno, anche nato d'umile stirpe, può salire ai sommi fastigi della gerarchia, trovi il riscontro nella proclamazione socialista dell'identità del punto di partenza — come i concili ecclesiastici, ove si decidevano i punti della fede e il testo dei dogmi si ritrovino molto facilmente nei congressi socialisti ove si stabiliscono i grandi principi della dottrina e le norme della tattica — come alle leggende dei martiri cristiani corrispondano oggi le memorie dei reclusi e degli esiliati — come il furore apostolico de' primi merciai ambulanti del cristianesimo si ritrovi oggi nelle campagne oratorie de' propagandisti della plebe — come il proselitismo, questa ossessione di vigliaccheria, sia passata dai cristiani ai collettivisti, i quali hanno sostituito le conferenze alle prediche, i giornali ai brevi e le riviste alle apologie — come l'internazionalismo del partito dei lavoratori non sia che una ripetizione del sogno cattolico di espansione e fraternità universale — come il messianismo, che fa il fondo della predicazione cristiana, promettitrice di future città d'Iddio, sia passato nelle profezie avveniriste dei facitori d'utopie e di regni dell'uomo, e come, infine, le medagliette simboliche, i ritrattini di Marx e di Engels, e la festa del I° maggio corrispondano agli stessi bisogni delle crocette, delle immagini sacre e delle solennità religiose.
Ma, come ho detto, non voglio fermarmi a queste affinità cristiane: nel socialismo c'è piuttosto lo schema intero di una religione e nei socialisti ci sono molte delle abitudini pratiche mentali dei sacerdoti e dei clericali.
Il fondamento di ogni religione è l'ammissione di qualcosa di superiore all'io che crede: — nelle vecchie religioni quest'essere supremo si chiama Brahma, Zeus, Jehovah e Allah nelle ultime religioni, più nemiche dell'individuale e del pittoresco, prende i nomi di Natura, di Ragione o di Umanità.
La religione socialista non è altro che una forma della religione dell'Umanità: essa non ha fatto che una trasposizione di termini, e l'idea Umanità, dea terrestre e però più adatta ai gusti volgari, s'è avvolta alla meglio nei paludameuti divini per coprire la sua nudità di astrazione. Essa tutto è e tutto fa, ad essa tutti gli sforzi devon esser rivolti, profferte tutte le lodi, attribuite tutte le creazioni, sacrificati tutti gli individui. Secondo i suoi sacerdoti essa è eterna e l'individuo passa — è infallibile e l'individuo erra — è creatrice e l'individuo infecondo. Solo la collettività ha diritto di esistere — il singolo non è che un suo servo o un suo profeta.
Questa dea ha i suoi fedeli, cioè i suoi contrattuari: come l'ha cosi ben mostrato Remy de Gourmont, il significato della religione sta in un contratto stipulato tra la divinità che sparge i benefici e i credenti che le danno in cambio offerte e venerazione.
Anche il socialista, da uomo pratico d'affari, ha stretto un silenzioso contratto col suo feticcio società: egli si obbliga a sacrificarsi per lei, a lodarla nelle opere di sociologia, a esaltarla nelle concioni pubbliche, a giustificarla e difenderla incontro ai suoi nemici, ma la società, a sua volta, quando il suo regno finale sarà stabilito, deve impegnarsi ad assicurargli il cibo, la tana, la compagna, e se c'è tempo, qualche onesto divertimento, che consisterà soprattutto in rappresentazioni spaventose degli orrori dell'epoca individualista, in cui c'era perfino della gente, che faceva soltanto dei versi e non spazzava neppur la casa da sè.
E i fedeli son molti e fervorosi e non resta ormai che da innalzare il tempio e stabilire la liturgia. Vedrete che ci si arriverà.
Naturalmente possiamo prevedere fin d'ora che il tempio sarà brutto e la liturgia impoetica, ma è ormai risaputo che i socialisti tengono al piú all'arte come arnese elettorale.... Intanto, per cominciare, i sacerdoti ci sono: son molti, e qualcuno un po' ignorante, il che non guasta mai trattandosi di sacerdoti; son molti e certuni affamati: non bisogna dare il cattivo esempio ai borghesi; son molti e un poco fanatici: non bisogna dimenticare che siamo nell'idillio iniziale del collettivismo.
Il primo sintomo che li riattacca ai loro nemici cattolici è la gelosia. In fondo si disputano la stessa preda: il popolo e la potenza. Le sette religiose sono implacabili fra di loro e riescono con facilità nel drappeggiare di belle parole delle semplici rivalità di bottega. Giacchè si parla tanto di bottega cattolica perchè non parlare una buona volta di bottega marxista? l'uno e l'altra promettono la felicità con poca spesa, e purtroppo la povera industria vaticana soffre della concorrenza proletaria. I socialisti smerciano cose di più facile godimento e hanno saputo organizzar la reclame: niente di più e niente di meglio.
Non tutti i socialisti, intendiamoci, son mossi dall'istinto commerciale: vi sono anche dei sinceri, che odiano il cattolicismo perchè lo credono fermamente contrario alla felicità umana. Ma l'odio proviene sempre da una fede forte. È un'altra prova che i socialisti sono dei credenti, dei religiosi, - degli anticattolici sinceri come ci son dei cattolici sinceri.
E pare che ci tengano perchè uno de' loro principali argomenti contro i preti è quello della mancanza dí sincerità, della contraddizione cha c'è in loro tra le massime e la vita. Guardate, essi dicono, i bei reverendi che predicano il digiuno e s'imbandiscono delle mense canonicali - che raccomandano la castità e hanno le tresche colle Perpetue e colle penitenti - che esaltano la povertà e cercano di farsi piena la borsa per la vecchiaia e per i bastardi.
Eppure, anche in questa innocente abitudine di contraddire coi fatti alle idee, i socialisti sono migliori seguaci dei preti di quel che non si crede. Essi, che vanno predicando la legge dell'amore e della concordia universale, in pratica fanno la lotta di classe e odiano i lori dominatori - essi che vanno urlando di diritto, non tengon conto, nel fatto, che della forza e cercano di soverchiare col numero - essi che vanno proclamando la libertà di pensiero sarebbero pronti a mettere in manicomio chi non giurasse nella loro fede e cercasse di opporsi alla loro opera.
Sarebbero forse degli ipocriti? Non lo credo: tutt'al più sono degli ipocriti senza saperlo, come certi preti che hanno finito col persuadersi di essere assolutamente necessari all'umanità. Poichè si finisce sempre col persuadersi di ciò che ci fa comodo, e i socialisti, che tengono alla coerenza, si son dovuti convincere di essere senza contraddizione. Ma osservateli quando parlano delle sconcezze. Riportando i passi di S. Alfonso o i misfatti sessuali di qualche prete ardente sembrano tanti seminaristi scandalizzati che ignorano o fingano d'ignorare, che c'è qualcosa di più che l'amore platonico. Scommetto che la patria dell'Aretino e del Batacchi non supponeva di aver tanti puritani quanti se ne son rivelati in questi ultimi tempi tra i socialisti. La loro pudibonderia polemica ha raggiunto il sublime del comico.
Pareva che questi rivelatori di corruzione fossero tanti skoptzi o tclstoiani che rimproverassero alla società imputridita la sua carnalità ostinata. Infatti chi non sa che il buon popolo ha, fra le altre sue impagabili qualità, anche quella della purezza? Chi non sa che fra gli immacolati proletari non accadono nè adulteri, nè nascite illegittime, nè reati contro natura? Chi non sa che nella società collettivista l'amore libero ci assicurerà in perpetuo il buon costume? Dopo tanti secoli di paganismo impenitente, che rifiorisce perfin sotto le tonache fratesche, il socialismo ha forse in animo di instaurare l'età liliale dell'uomo? Non credo che sia neppur nelle loro intenzioni, poichè la loro religione, come molte altre, non è legata necessariamente al riserbo sessuale. Se il tuono che usano sembra certe volte quello di un moralista pudico, la vera ragione per cui si scandalizzano delle oscenità clericali è quel solito scrupolo di coerenza che abbiamo notato di già. Ma da quanto tempo, si potrebbe rispondere, i moralisti hanno l'obbligo di professare le virtù che raccomandano? E se i manuali di confessione riportano dei peccati che si fanno, significa forse che l'approvino? D'altra parte noi abbiamo visto che anche in fatto di coerenza i socialisti non hanno niente da invidiare ai sacerdoti, i quali potrebbero rispondete, se sapessero altro latino oltre che quel della messa: medice cura te ipsum.
Un'altra e formidabile accusa che fanno i predicatori della plebe ai predicatori di Cristo è che questi si giovano delle credenze religiose per trarne un loro vantaggio personale. Io mi stupisco vera• mente che i socialisti abbiano il coraggio di rivolger loro questa rampogna. Forse che anch'essi non cercano di servirsi di certe credenze,
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di certe speranze dei diseredati, dei malcontenti per giungere al potere, cioè per un utile personale?
La fede socialista non è uno strumento per lapratica socialista? E, per scendere ancor più al particolare, non sono le credenze sociali dei proletari coscienti che danno ai maggiori del partito e fama e influenza, e, all'occasione, stipendio? E non cercano di sfruttare la debolezza di spirito dei capitalisti estorcendo loro delle concessioni collo spauracchio degli scioperi, e delle rivolte, precisamente come i buoni preti estorcono le decime collo spauracchio delle pene eterne?
Ma non si fermano qui le affinità dei due compari. I socialisti sono, come i clericali, degli intransigenti e si alleano con partiti affini solo quando merita loro il conto, nel che seguono perfettamente la tattica dei cattolici rispetto ai moderati e ai liberali. Anche i socialisti, come i clericali, cercano di assimilare per le necessità della loro propaganda, le altre attività spirituali e cercano così di creare o di far credere a un'arte socialista, come i credenti del vecchio conio hanno avuta, a servizio della fede, un'arte cristiana - e cercano di fare della filosofia umanitaria, per dimostrare che tutti i grandi pensatori hanno preparato il socialismo, come i cristiani de' primi tempi trovavano l'intuizione del messia in Virgilio e nelle Sibille. Certo essi ispiravano dell'arte molto mediocre e della filosofia molto povera - ma si capisce che non prendano troppo a cuore queste due forme pressoché inutili dell'attivià umana, ch'essi tollerano soltanto per fini di propaganda.
Fanno delle concessioni ai nostri depravati costumi, ma riserbano saggiamente il grosso della loro ammirazione alla nobile professione del barbuto fabbro ferraio, che fornisce l'inevitabile simbolo dell'onesto lavoratore. Così i teologi concedevano gli spettacoli purchè fossero sacri, e i papi del medioevo la filosofia purchè fosse l'ancella della fede. La ragione sociale ha per loro altrettanta forza che l'aveva la ragione divina - e chi sa che non fini stano col ristabilire qualcosa di simile al Sant'Ufizio per reprimere le fantasie contrarie alle «masse» e le teorie compromettenti per il dogma della collettività. Alla vecchia tortura sostituiranno, giacchè hanno fra loro anche degli psichiatri, la reclusione nei manicomi criminali e invece dì ardere i roghi si contenteranno di far delle docce. Sarà tanto di guadagnato per la civiltà!
Mi accorgo però che vado facendo delle previsioni e, quel chè è più grave, delle previsioni sociali. È cosa troppo comune e volgare purchè non me ne vergogni. Ed io posso, ormai, lasciare alle loro invettive volterriane i nostri anticlericali senza saperlo. Io credo di averli attristati abbastanza e posso serbar per me tutto ciò che potrei ancora dire per rivelare sempre più la loro identità fondamentale cogli scherniti avversari.
Bisogna sempre lasciar da fare qualcosa ai lettori, nel caso che ne avessero voglia. Ma non posso proprio trattenermi dal fare un'ultima osservazione: o, se vogliamo esser più chiari, dallo scagliare un'ultima freccia.
La religiosità è indubbiamente un carattere primitivo: i barbari e le donne sono le razze più religiose che si conoscano. Ogni tribù ha il suo feticcio e ogni donna il suo rosario: è una legge quasi generale che non distruggono nè le dubbie popolazioni areligiose nè le rare libere pensatrici, che sono, a loro modo, delle bigotte. Ora i socialisti, i quali sono, come io ho cercato mostrarvi, dei religiosi, posseggono anche questo carattere di primitività, fra gli altri molti che in loro si potrebbero riscontrare. Rappresentano dunque una mentalità comune a quella delle categorie più basse della specie umana: i selvaggi e le femmine. Dopo ciò non sarebbe male che ritirassero una buona volta quelle pretensioni di modernità e di avanzamento che annoverano così volentieri nelle loro apologie. Perchè questi annunziatori del «progresso» sono più vicini agli uomini dell'età della pietra di quanto non si supponga. I loro dei, i loro simboli, le loro aspirazioni son più roba da archeologia che da utopia. Come ultima forma religiosa de' nostri tempi rischiano di vedersi mettere coi Papuani e i trogloditi in uno studio di psicologia dei primitivi. Invece che uomini del futuro io li direi del trapassato: forse scambiano per l'aurora gli ultimi bagliori di un tramonto, forse i loro sogni avveniristi non sono che uno de' casi più recenti di atavismo collettivo. Ma contro ogni assalto resterà loro la suprema via di salvezza, quella che servì a prolungare la vita della Chiesa cattolica, cioè di eliminare quegli spiriti ironici e irrequieti che non sì accontentano troppo del loro ideale religiosamente filisteo. Soltanto il mezzo è un po' vecchio, e, soprattutto, un po' pericoloso: la compressione provoca sempre, infallibilmente, una reazione e dopo tante rivolte del popolo ci sarebbe il caso di vedere delle rivolte contro il popolo. Fino a quel giorno nè gli ultimi borghesi nè gli ultimi preti saranno scomparsi: i socialisti sono oggi le loro estreme e inconsapevoli incarnazioni. Chi non lo comprende è degno d'esser con loro e sotto di loro.
(1) Bisogna ricordare che non il solo socialismo ha assunto forme e caratteri religiosi, ma tutti quei movimenti che hanno avuto una base collettiva (il filantropismo degli illuministi, il patriottismo liberare, il nazionalismo ecc.). E chi mon s'è avviso ormai che la scienza e stata una delle religioni del secolo XIX? ↑
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